2 Maggio 2020

Quando una coppia di genitori mi riferisce che il proprio bambino pronuncia male alcune parole, distorcendo dei suoni, una delle domande di rito che faccio è “Vostro figlio usa ancora il ciuccio?”.

Quello che mi preme far capire è che NON è sbagliato l’uso del ciuccio in sé, anzi, ma che un utilizzo eccessivo o protratto nel tempo può avere delle conseguenze negative. Vediamo insieme quali sono i pro e i contro legati all’uso del ciuccio.

Pro: il ciuccio tranquillizza il bambino piccolo, procurandogli sensazioni simili a quelle legate al momento dell’allattamento, lo aiuta a superare l’angoscia del distacco dalla mamma, può favorire l’addormentamento. ‘E quindi un oggetto che può acquisire un grande valore emotivo.

Contro: il ciuccio influenza la postura della lingua all’interno della bocca, costringendola a rimanere in posizione bassa e a spingere frequentemente contro i denti, mentre in condizioni naturali essa scaricherebbe la propria forza sul palato. In questo modo la lingua, che è il muscolo più potente del nostro corpo, va ad alterare il corretto sviluppo della muscolatura e delle strutture ossee del volto.

Le conseguenze più evidenti di questa alterazione saranno: malocclusioni dentali, per le quali sarà necessario richiedere l’aiuto di un ortodontista e magari portare qualche “apparecchio”, alterazione dei meccanismi fisiologici della deglutizione, difetti di pronuncia di alcuni suoni del linguaggio. La presenza ingombrante del ciuccio in bocca, infatti, non consente al bambino di sperimentare i vari punti di articolazione dei suoni all’interno del cavo orale e rende la lingua “pigra” e poco tonica. Questi difetti potranno essere corretti con l’aiuto di un/a logopedista, attraverso un’adeguata Terapia Miofunzionale.

Problematiche simili sono legate anche ad altre abitudini viziate, quali uso eccessivo del biberon e succhiamento del pollice, respirazione orale conseguente a ostruzione delle vie nasali.

Per questi motivi, il ciuccio può essere un valido alleato di mamma e papà nei primi mesi di vita del bambino, ma va utilizzato con parsimonia, e in ogni caso deve essere abbandonato gradualmente a partire dai 2 anni di vita, per essere del tutto dismesso entro i 3 anni.

Il pediatra di riferimento e la vostra logopedista di fiducia potranno fornirvi le opportune indicazioni per favorire l’abbandono del ciuccio in modo graduale. Vi consiglio inoltre la lettura di un testo molto valido sull’argomento, “Togliamo il ciuccio” di Paola Perrone, scritto da una collega logopedista e pensato appositamente per motivare e aiutare i genitori in questo momento di transizione.